Guardando la bellezza della natura e l’armonia del creato ci viene da immaginare che tutto possa essere perfetto. Nella realtà così non è e gli esseri umani passano molti anni della loro vita a gestire emozioni e comportamenti che possono creare loro difficoltà o tensioni.
Una strategia generale è quella di “far finta con sé stessi” e andare avanti nel quotidiano, cercando di barcamenarsi al meglio. Ma questo “far finta” alimenta la nostra “ombra” come C.G. Jung l’ha descritta: “tutte quelle emozioni e difese interne che non ci piacciono e che evitiamo di vedere dentro di noi”.
Capita però che, a volte, riconosciamo in altre persone parti della nostra “ombra” e, siccome queste parti non ci piacciono e non le accettiamo come appartenenti a noi, le “proiettiamo” sull’altro, trovandolo, di conseguenza, antipatico o innescando in noi una reazione ad un suo comportamento.
Una delle emozioni che più raramente accettiamo di noi stessi è la rabbia. Spesso non ci rendiamo conto che, anche solo con il nostro linguaggio corporeo, trasmettiamo questa emozione e di come a volte le nostre parole siano pungenti e possano ferire l’altro.
Definizione di rabbia e aggressività
A questo punto è necessario fare una precisazione distinguendo tra rabbia e aggressività.
Anche se spesso nel linguaggio comune sono utilizzati indifferentemente, la rabbia identifica l’emozione, quella sensazione viscerale generata dalle persone e dalle situazioni che incontriamo nel nostro quotidiano; l’aggressività è l’insieme dei vari comportamenti che manifestano questa emozione anche con impetuosità.
L’aggressività è un fenomeno pluridimensionale. È caratterizzata da diversi processi emotivi e cognitivi che inducono a differenti tipi di comportamenti che possono danneggiare direttamente o indirettamente a livello fisico e psicologico se stessi, gli altri e degli oggetti presenti.
È necessario appurare l’intenzionalità di un atto, prima di definirlo aggressivo, infatti, un comportamento apparentemente aggressivo può in realtà avere motivazioni diverse dal desiderio di danneggiare gli altri.
Si possono distinguere diversi tipi di aggressività (Attanasio, 2012):
– Attiva: nella quale l’individuo tenta di arrecare danno a un suo simile, utilizzando la propria forza fisica, come picchiare, colpire, calciare, pugnalare e danneggiare la proprietà di un’altra persona, oppure verbale attraverso l’umiliazione, la presa in giro, gli insulti e le urla.
– Passiva: caratterizzata da atti di omissione come non prestare soccorso a chi si trova in uno stato di bisogno.
– Diretta: nella quale si arreca danno con modalità mirata, in cui si utilizza il proprio corpo per arrecare sofferenza.
– Indiretta: come diffamare un soggetto per arrecargli danno.
– Autodiretta: che è indirizzata verso sé stessi.
– Eterodiretta: verso oggetti o persone.
– Reattiva o impulsiva: provocata da un torto subito e alimentata dal sentimento di vendetta (Price e Dodge, citati in Berti e Bombi, 2005). L’aggressività reattiva o impulsiva, avviene in risposta a un fattore scatenante specifico, non è pianificata ed è spesso associata a sentimenti di rabbia intensa ed è caratterizzata da forti emozioni. Colpire qualcuno in risposta a un insulto è un esempio di aggressione reattiva e spesso avviene nella foga del momento. Quando è causata dalla rabbia, innesca il sistema di risposta acuta alla minaccia nel cervello. Se un’altra macchina ti taglia la strada nel traffico e inizi a urlare e a rimproverare l’altro conducente, stai agendo un’aggressione reattiva.
– Proattiva: in cui la violenza, sia essa fisica o psicologica, viene programmata con una strategia studiata e l’intento per nuocere all’altro (Price e Dodge, op. cit.) e si definisce come una risposta di difesa. Di solito esiste come mezzo per raggiungere un fine. Ferire un’altra persona durante una rapina è un esempio di questo tipo di aggressione. L’obiettivo dell’aggressore è ottenere denaro e danneggiare un altro individuo è il mezzo per raggiungere tale obiettivo.
– Emotiva o affettiva: è spontanea e tende a derivare direttamente da forti emozioni provate in quel momento, è incontrollata e sembra provenire dal nulla.
– Passiva/aggressiva: in cui non si manifesta la rabbia apertamente ma con lunghi silenzi, chiusura e distacco. È un modo per esprimere indirettamente l’aggressività. Questo tipo di comportamento ha lo scopo di danneggiare gli altri, ma è più difficile da identificare e affrontare. Queste persone mostrano la loro aggressività usando il linguaggio del corpo come fissare la persona presa di mira, dare un pugno contro la propria mano mentre guardano la persona, movimenti delle labbra, ecc. Oppure ignorano o evitano scegliendo di riservare all’altra persona il “trattamento del silenzio”. Non riconoscono la presenza dell’altra persona e anche questo è considerato un tipo di comportamento aggressivo. Anche i commenti sprezzanti o sarcastici, il reindirizzamento della colpa ed evitare deliberatamente qualcun altro o “dimenticare” di completare i compiti assegnati possono essere esempi di comportamento passivo-aggressivo.
Alcuni sintomi dell’aggressività sono: irritabilità, rabbia, inquietudine, tensione muscolare, battito cardiaco accelerato, respiro affannoso, oppressione fisica e psicologica, protesta, lagna, malumore, nessuna cura degli altri, contestazione, risentimento.
L’aggressività può avere diversi scopi, alcuni esempi: esprimere rabbia e ostilità, affermare il dominio, intimidire o minacciare, raggiungere uno scopo preciso, esprimere possesso, reagire alla paura e al dolore, reagire alla frustrazione, competere con gli altri.
Effetti nella e sulla vita
L’aggressività può influire sulla salute e sulle relazioni.
La ricerca suggerisce che esiste un legame tra rabbia e infiammazione cronica, che può causare problemi di salute secondari come i problemi cardiovascolari (Kitayama S., Park J., Boylan J.M., et al.)
La rabbia e l’aggressività sono anche associate a condizioni di salute mentale. Tuttavia, non è chiaro se la rabbia non regolata causi queste condizioni o se le condizioni stesse rendano difficile la gestione di emozioni intense come rabbia e aggressività.
Anche sperimentare l’aggressività da parte di un partner, un amico o un familiare ha effetti dannosi. Queste forme di aggressione possono portare alla fine della relazione.
L’aggressività incontrollata può anche creare delle grandi difficoltà nel posto di lavoro e mettere a dura prova i rapporti di amicizia.
Le cause
Le cause del comportamento aggressivo sono molteplici.
Le cause biologiche
Sono da ricercare in fattori genetici e ormonali.
Squilibri riscontrati sia in alcuni neurotrasmettitori come i livelli bassi di serotonina e dopamina che di ormoni con livelli alti di testosterone e cortisolo contribuiscono a comportamenti aggressivi. Gli squilibri possono avere diverse cause, incluse quelle genetiche, come ad esempio il gene MAOA e XYY.
Alcuni disturbi come il morbo di Alzheimer, la sindrome di Asperger, oppure l’epilessia, la demenza vascolare, le lesioni cerebrali e l’autismo possono essere la causa di atti violenti e anche alcune anomalie in strutture del cervello come quelle dell’amigdala e del lobo frontale (che se è intatto può inibire il comportamento aggressivo).
L’aggressività coinvolge diverse regioni del cervello. L’amigdala, l’ipotalamo e la sostanza grigia periacqueduttale sono coinvolti nel riconoscere una minaccia acuta e nel generare una risposta emotiva, mentre la corteccia prefrontale gioca un ruolo nel determinare se agiamo o meno in base a tali emozioni.
Le cause ambientali
Anche i fattori ambientali influenzano il nostro sistema nervoso e le nostre emozioni come l’iper-affollamento urbano, l’inquinamento acustico e ambientale, le temperature molto alte. (Aronson, Wilson e Akert, 2010).
Le cause sociali-educative
Un altro tipo di causa è quella sociale; può dipendere dal contesto familiare e sociale in cui l’individuo cresce. Il modo in cui si è cresciuti può influenzare il comportamento nel momento in cui si pensa che l’aggressività sia socialmente accettabile; un’esperienza traumatica infantile può portare a comportamenti aggressivi da adulti.
Anche le circostanze e le sfide nella vita quotidiana e nell’ambiente possono contribuire al comportamento aggressivo.
L’aggressività può verificarsi come risposta naturale allo stress, alla paura o alla sensazione di perdere il controllo. Si può anche rispondere con aggressività quando ci si sente frustrati, maltrattati o inascoltati, soprattutto se non si ha mai imparato a gestire le proprie emozioni in modo efficace.
Si può anche essere più propensi a comportarti in modo aggressivo se l’educazione ha esposto la persona all’aggressività e alla violenza.
Il famoso esperimento con la bambola “Bobo” dello psicologo Albert Bandura ha dimostrato che anche l’apprendimento osservativo può svolgere un ruolo nello sviluppo dell’aggressività. In questo esperimento, i bambini che guardavano un video in cui un modello adulto si comportava in modo aggressivo nei confronti di una bambola “Bobo” erano più propensi a imitare quelle azioni quando ne veniva data l’opportunità. (Kendra Cherry, MSEd, 14.11.2022)
Siamo più propensi a reagire in modo aggressivo se l’esperienza ci ha mostrato che l’aggressività ci farà ottenere ciò che vogliamo. Ad esempio, i bambini che sono riusciti ho che hanno visto l’altro ottenere ciò che volevano agendo in modo aggressivo potrebbero diventare più aggressivi (bulli).
Il rifiuto può anche innescare l’aggressività. Gli studi di Jean Twenge avevano dimostrato che le persone che erano portate a sentirsi socialmente escluse avevano maggiori probabilità di agire in modo aggressivo nei confronti della “folla”. Ad esempio, le sparatorie nelle scuole venivano spesso commesse da studenti rifiutati da altri.
La teoria dell’apprendimento sociale suggerisce che le persone imparano attraverso l’osservazione. I bambini con genitori aggressivi hanno maggiori probabilità di agire in modo aggressivo.
Le cause psicologiche
Anche se spesso pensiamo all’aggressività nelle sue forme fisiche, anche l’aggressività psicologica può essere molto dannosa. Intimidire o rimproverare verbalmente un’altra persona, ad esempio, sono esempi di aggressione verbale, mentale ed emotiva. Il cyberbullismo è un’altra forma di aggressione non fisica che può causare gravi danni agli altri.
Un altro esempio possiamo riconoscerlo quando la sofferenza e la difficoltà a raggiungere i propri obiettivi creano frustrazione e aumentano la disponibilità all’aggressione.
I disturbi associati all’aggressività sono l’ansia, il disturbo della condotta, il disturbo esplosivo intermittente, il disturbo oppositivo provocatorio (DOP), la depressione, il disturbo bipolare, e tutti i disturbi di personalità (borderline, antisociale e narcisismo), la schizofrenia, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD), il disturbo post-traumatico da stress (DPTS), il disturbo da stress cronico, e le dipendenze da droghe e alcool.
Anche la psicosi può influenzare un comportamento aggressivo.
È necessario evidenziare che chi è aggressivo non ha necessariamente un disturbo mentale e chi ha un disturbo mentale non ha inevitabilmente un comportamento aggressivo.
Un’altra causa psicologica è quello derivante da un mancato o non buono “attaccamento” materno e da dei traumi infantili.
Vorrei soffermarmi un attimo sull’aggressività dovuta al mancato o non buono attaccamento materno e ai traumi infantili. Quello che succede in questi casi a livello del sistema nervoso e nel sistema limbico del cervello e in particolare l’attivazione dell’amigdala ci permette di capire meglio come mai si creano delle reazioni violente.
Come mai si attiva l’amigdala?
L’amigdala si attiva nelle situazioni di paura, ansia, stress e traumi. La sua attivazione crea un meccanismo di difesa istintivo che esiste per poterci difendere, sopravvivere e che comporta delle variazioni fisiche nel nostro corpo. I muscoli sono tesi per un maggiore afflusso di sangue verso gli arti, il cuore batte più forte, abbiamo dei brividi e si blocca la digestione. Questo fenomeno viene chiamato “attacco e fuga” ed è proprio nell’attacco che possiamo riconoscere uno dei meccanismi di difesa: l’aggressività.
Le memorie interne dovute a esperienze traumatiche infantili creano dei trigger (inneschi) interni o impulsi che attivano l’amigdala.
Le persone aggressive hanno una “finestra della tolleranza” prima dell’attivazione dell’amigdala bassa: reagiscono facilmente a molti stimoli e il range della tolleranza è molto basso. La “finestra della tolleranza” è direttamente correlata alle nostre esperienze infantili: più sono state accoglienti e sicure più il range è ampio e viceversa le esperienze traumatiche lo restringono.
Come imparare a gestire la rabbia e l’aggressività e quindi a “calmare” l’amigdala?
Per iniziare si può provare a:
– Praticare tecniche di rilassamento come la respirazione profonda, la meditazione (stato di consapevolezza senza pensieri) o il rilassamento muscolare progressivo di Jacobson;
– Attivare i cinque sensi concentrandosi su cose da vedere, annusare, sentire, toccare e gustare per focalizzare l’attenzione;
– Allontanarsi dalla situazione che fa da trigger;
– Fare esercizio fisico per sfogare l’energia in eccesso;
– Rivolgersi a un amico fidato o a un familiare per ricevere supporto sociale;
– Distrarsi con un’altra attività, specialmente quelle creative;
– Seguire un regime alimentare sano;
– Riformulare i pensieri negativi;
– Imparare a esplorare e accettare le emozioni alla base dell’aggressività.
La consapevolezza può essere utile per capire le cause che generano l’aggressività e quindi i trigger ad essi connessi per imparare a gestirli al meglio.
Se nonostante l’impegno e la pratica di varie tecniche non si riesce a gestire la propria aggressività allora è essenziale riconoscere di avere dei comportamenti dannosi per se stessi e per gli altri e quindi decidere se iniziare una psicoterapia.
Elaborazione delle cause dell’aggressività
È umano sentirsi frustrati e turbati di tanto in tanto, e queste emozioni potrebbero facilmente portare a rispondere con un comportamento aggressivo in determinate situazioni.
Lavorare per sviluppare e mettere in pratica capacità di regolazione delle emozioni più forti può fare una grande differenza ma rivolgersi a un professionista della salute psicologica è sempre una buona opzione quando il comportamento aggressivo:
– accade frequentemente;
– causa problemi nelle relazioni personali e professionali;
– influenza la tua vita quotidiana;
– è incontrollabile.
Ottenere un aiuto per elaborare l’aggressività il prima possibile è essenziale perché il comportamento aggressivo può facilmente causare danni fisici o emotivi duraturi ad altre persone, animali e persino a sé stessi.
L’aggressività è spesso il sottoprodotto di altri fattori sottostanti: esplorare e affrontare le cause principali può aiutare a ridurre il comportamento aggressivo.
Uno/a psicoterapeuta può offrire un aiuto per identificare i fattori scatenanti e i fattori che contribuiscono al comportamento aggressivo.
La psicoterapia
La psicoterapia offre uno spazio sicuro, protetto dal segreto professionale e privo di giudizi:
– per condividere esperienze che portano alla rabbia e al comportamento aggressivo;
– per esplorare i traumi infantili che potrebbero contribuire al comportamento aggressivo;
– per praticare modi alternativi per affrontare situazioni frustranti;
– per sviluppare nuovi metodi per affrontare e regolare sia le emozioni difficili o travolgenti che i comportamenti o reazioni disfunzionali per gestire l’aggressività in modo sano e sicuro;
– per imparare a sostituire la comunicazione aggressiva con una comunicazione assertiva.
È fondamentale essere consapevoli che, a volte, evitare e cercare di controllare l’aggressività con la propria volontà razionale porta solo ad una soluzione temporanea e non sempre praticabile in quanto le cause del comportamento aggressivo sono legate alla parte emozionale del nostro cervello (parte destra) che se non è direttamente collegata alla parte razionale (parte sinistra e prefrontale) attiva direttamente nel sistema limbico la difesa “attacco e fuga” che in quel preciso momento non permette alla corteccia prefrontale e all’area di Broca del linguaggio di funzionare. In parole semplici il nostro cervello non ci permette in alcune condizioni di fermare un impulso con la nostra volontà.
Con la terapia che propongo aiuto il paziente ad elaborare le emozioni e i traumi interni che provocano la reazione aggressiva e per avviare un processo di integrazione e di consapevolezza nel quale spontaneamente il paziente gestisce al meglio l’aggressività.
Questo processo terapeutico contribuisce a migliorare il collegamento tra la parte destra (emozionale) e sinistra (razionale) del cervello.
Quello che offro con il mio metodo è il frutto di tanti anni di esperienza e di diverse specializzazioni in terapia sistemica, psicodramma, terapia junghiana, terapia del trauma e dell’Ego State che aiuta ad ampliare il range della finestra della tolleranza attraverso la rielaborazione dei traumi, la presa in cura delle parti ferite, la soddisfazione dei bisogni interni e il dialogo con i meccanismi di difesa interni che possono agire in accordo alle esigenze del paziente adulto.
Con la terapia è quindi possibile diminuire le reazioni aggressive, stare meglio con sé stessi e avere una vita sociale più serena ed appagante.
Bibliografia
– Attanasio S. (2012), Psicologia Sociale e Devianza – Lezione 11: Aggressività
– Cherry, Kandra (2022), What Is Aggression? Very Well Mind https://www.verywellmind.com/what-is-aggression-2794818
https://www.stateofmind.it/2014/06/psicologia-aggressivita/
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– Juby, B (2022), Aggressive Behavior: Understanding Aggression and How to Treat It. Healthline. https://www.healthline.com/health/aggressive-behavior
https://www.liebertpub.com/doi/full/10.1089/cap.2015.0088
– The Psychology of Aggression. Psychology notes, https://www.psychologynoteshq.com/aggression/
– Warburton, W (2015), Aggression, Social Psychology. Research Gate. https://www.researchgate.net/publication/304183682_Aggression_Social_Psychology_of
– Psicologia Sociale e Devianza 11° Lezione: Aggressività Dal testo Palmonari-Cavazza_Rubini: pag. 177-201 del testo, Patrizi – De Gregorio: pag. 156-180.
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